Nonostante le polemiche di quest’ultimo periodo le protesi per aumentare il volume del seno sono sicure e non “scoppiano in aereo” vediamo perché…

Una protesi mammaria è costituita da un involucro di materiale plastico e da un contenuto che, nella maggior parte dei casi, almeno in Europa è costituito da un gel di silicone. La differenza fra le varie protesi è data dalla forma, dalla tipologia del gel contenuto nell’involucro e dalle caratteristiche dell’involucro stesso. Il 90% delle protesi impiegate da qualche anno a questa parte, almeno in Italia ed in Europa, utilizza come materiale di riempimento un gel di silicone ad alta coesività, che non fuoriesce in caso di rottura del guscio. La variabilità degli impianti è una conseguenza del fatto che non esiste una protesi “per tutte le stagioni”; ogni paziente è portatrice di una realtà diversa per cui esiste la necessità di scegliere l’impianto con le caratteristiche che più si addicono al singolo paziente ed al singolo intervento che dovrà essere effettuato su quel paziente. Nel libero mercato esistono numerose case produttrici di protesi mammarie. Ognuna delle quali offre i suoi prodotti sottolineandone le caratteristiche e proponendole ai chirurghi i quali operano la loro scelta su criteri scientifici (pubblicazioni specifiche ed esperienza personale etc.) e pratici ( facilità di reperimento e d’uso, rapporto qualità prezzo etc.).

Da un punto di vista strettamente economico non è scientificamente corretto giudicare la validità di un impianto sulla base del suo costo in quanto alla creazione del prezzo di una protesi concorrono una serie di fattori: in primis le spese di marketing e di distribuzione ed in ultimo il costo di produzione. Questa priorità dei valori nella quantificazione del costo di un impianto è data dal fatto che, trattandosi di materiali di facile ed immediato reperimento la qualità dei materiali stessi ha un’influenza relativa sul costo al dettaglio dell’impianto rispetto a quello della catena marketing-distribuzione che,  invece, è molto alto.. Da ciò si evince che una protesi che costa 100 Euro di più non necessariamente offre migliori garanzie o risultati di una concorrente che ha un costo relativamente più economico.

Da un punto di vista di attinenza alle regole ogni impianto deve essere contrassegnato da un marchio CE che ne garantisce la commerciabilità nei paesi dell’Unione Europea.

Una protesi mammaria in buone condizioni può essere schiacciata e maltrattata senza che si causi alcun danno. Al limite, una protesi è in grado di resistere ad un ciclo di sterilizzazione in autoclave, dove è sottoposta ad alte temperature e a pressioni elevate, il tutto senza la protezione che il torace di una donna comunque assicura.

E quindi in aereo? La cabina degli aerei di linea mantiene una pressione equivalente a quella che si trova a 1500 metri di altezza, con sbalzi modesti e graduali nelle fasi di decollo ed atterraggio. Se questo non dovesse bastare, si consideri che le protesi, prima di giungere al chirurgo, vengono normalmente spedite per via aerea, e viaggiano, come bagaglio, in una stiva non pressurizzata.

E’ un dato clinico accertato che alcune protesi, una piccola percentuale del totale, vanno incontro a rottura richiedendo la sostituzione. Molto spesso la rottura della protesi, soprattutto per i tipi più recenti, non causa alcun sintomo, e viene riconosciuta solo se associata ad altre complicanze, come la contrattura capsulare.

Nel caso delle moderne protesi con gel coesivo, inoltre, il silicone non fuoriesce dal guscio, e la forma della protesi non si modifica. La rottura di una protesi non comporta rischi particolari, ed anche la fuoriuscita del silicone impiegato nei modelli più vecchi non espone a patologie autoimmuni o neoplastiche, come per un periodo si era temuto. Di norma, una volta diagnosticata la rottura di una protesi, si procede comunque alla sua sostituzione, sia per motivi estetici sia per la frequente presenza di contrattura capsulare.

A volte, storie dichiaratamente inverosimili stimolano la fantasia e vengono utilizzate da alcuni per ottenere una facile, sia pur momentanea, pubblicità. Lo scoppio delle protesi in aereo fa parte di diritto delle leggende metropolitane più diffuse.

Sentite questa:…

Una Signora denunciò la compagnia aerea perché durante un volo gli era “scoppiata” una protesi mammaria, ovvero la protesi di silicone era fuoriuscita attraverso la cicatrice chirurgica.

La Signora sosteneva che a causa di una pressurizzazione anomala all’interno dell’aereo la protesi mammaria era stata “risucchiata” all’esterno, dopo avere “riaperto”, lacerandola improvvisamente, la cicatrice chirurgica.

La vicenda aveva dell’incredibile, in quanto una protesi mammaria in buone condizioni è in grado di resistere anche a schiacciamenti e maltrattamenti di un certo rilievo. Infatti, venne a galla che si trattava di un tentativo di truffa.

La Signora ebbe la sfortuna di essere esaminata dallo stesso medico-legale nominato dal Giudice, che anni prima l’aveva visitata per una vicenda di malpractice del suo chirurgo estetico; così venne fuori che anni prima la signora si era sottoposta ad un intervento di protesi mammaria; l’intervento era riuscito male, era subentrata una infezione, la cicatrice chirurgica del taglio cutaneo attraverso il quale viene inserita la protesi si era infettata e la protesi era fuoriuscita. Per quella vicenda la signora era già stata lautamente risarcita. Dopo qualche anno l’ingenua signora aveva pensato che poteva sfruttare un secondo lauto risarcimento, “inventandosi” lo scoppio di quella stessa tetta durante un volo in aereo.

Forse la Signora aveva letto da qualche parte nelle varie bufale su Internet che una protesi mammaria può scoppiare in aereo a causa della depressurizzazione; aveva così creduto ad una leggenda metropolitana, che gli è costata una bella denuncia penale.