Al Pacino in “Scarface” sarebbe sexy e irresistibile; Johnny Depp ne “I pirati dei Caraibi” provocherebbe addirittura  trepidazioni e turbamenti. È proprio così: alle donne intriga la combinazione volto più cicatrice.

Lo rivela uno studio condotto dalle Università di Liverpool, dal quale è emerso come le cicatrici indelebili sul viso regalino all’uomo un’aria avventurosa e intrigante, trasformandolo in una vera e propria calamita per le donne. Soprattutto per quelle in cerca di un rapporto mordi e fuggi.

Le cicatrici sono l’ inevitabile esito di qualsiasi lesione completa della cute come dopo un trauma importante o dopo un intervento chirurgico.

Le cicatrici: un segno, un ricordo, un segno distintivo per ciascuno di noi, a volte anche identificativo, e nell’immaginario collettivo spesso ci si rassegna anche a considerarlo indelebile.

Spesso, però, rappresentano un vero e proprio disagio che può limitare la vita relazionale facendo diminuire la propria autostima.

La cicatrizzazione è l’insieme dei processi biologici che contribuiscono alla chiusura di una ferita, indipendentemente dalla sua natura ed è per questo che di cicatrici ne esistono di tanti tipi (chirurgica, traumatica, da acne, da smagliature etc.).

Se però viene prodotto dal corpo una quantità eccessiva di tessuto cicatriziale (tessuto connettivo, collagene e fibroblasti), la cicatrice diviene molto più grossa ed evidente, con un conseguente disagio estetico del paziente, e possono dare anche prurito, rossore e fastidio.  In particolare nelle cicatrici ipertrofiche e cheloidee il collagene ed i fibroblasti continuano a moltiplicarsi anche successivamente la rimarginazione della ferita e questo ne ingrandisce il volume.

Le zone del corpo dove compaiono con maggiore frequenza le cicatrici cheloidee sono il petto e le spalle. Non tutti i soggetti sviluppano cicatrici ipertrofiche e cheloidi, ma dev’esserci una predisposizione genetica.

Le cicatrici ipertrofiche e i cheloidi sono la risposta della cute ad un trauma di varia natura, (chimico, fisico, chirurgico, infettivo) oppure, ma solo in soggetti predisposti, di origine spontanea.
I cheloidi rispetto alle cicatrici ipertrofiche hanno una maggiore invasività e la persistenza. Le cicatrici cheloidee raggiungono un maggior volume e sono maggiormente invasive e fastidiose, e tendono a non regredire facilmente rispetto alle ipertrofiche, inoltre le cicatrici cheloidee sono più difficili da curare. Viene definita cheloide una cicatrice esuberante della cute che si estende oltre i limiti della lesione primitiva, a differenza della cicatrice ipertrofica che invece non si estende mai oltre tali limiti.

Numerosi studi clinici e sperimentali, hanno permesso di elaborare nuove soluzioni per il miglioramento di questi inestetismi.

Le nuove frontiere della chirurgia estetica, associate alla moderna tecnologia laser, ci permettono di affermare che questi segni, alcune volte vissuti dai pazienti come un disagio psicologico, possono essere alcune volte eliminati o, nella maggior parte dei casi, attenuati.

Le cicatrici, ad esempio, quando si presentano ispessite, retraenti o male orientate rispetto alle naturali linee di tensione cutanea possono essere corrette chirurgicamente mediante degli interventi in regime di day surgery con plastiche dette a “Z” che ne migliorano decisamente la qualità estetica.

Per le cicatrici ispessite, ipertrofiche o cheloidee, sono importanti trattamenti medici come l’applicazione dei fogli di silicone, la crioterapia e le infiltrazioni di cortisone. Una novità in via di sperimentazione clinica è l’uso di immunomodulatori.

I fogli di silicone o di olio minerale, attraverso la modificazione delle cariche elettrostatiche o dell’ interscambio dei gas, permettono di far regredire le cicatrici esuberanti.

La crioterapia e l’infiltrazione di cortisonici permettono la distruzione e il riassorbimento del tessuto cicatriziale eccedente. Una recente alternativa alla crioterapia è il laser ad erbium che permette l’asportazione, senza trasmissione del calore nei tessuti circostanti.

Per le cicatrici ispessite, ipertrofiche, oltre alla terapia medica descritta per le cicatrici cheloidee si possono effettuare trattamenti con laser 532nm che chiude i vasi sanguigni che nutrono il tessuto cicatriziale e creme contenenti antiossidanti.

Per le cicatrici depresse, atrofiche, invece, può essere molto utile l’impianto di grasso autologo (lipofilling) supportato poi da trattamenti con tecnica endermologica (massaggio elettronico utile anche per il trattamento della cellulite) per migliorare il trofismo dei tessuti.

Una novità recente è il trattamento delle cicatrici atrofiche con il laser frazionale, associato o no alla radiofrequenza bipolare che, attraverso una distruzione parziale dell’epidermide e una contrazione profonda delle fibre collagene, distende e migliora il tessuto cicatriziale, come negli esiti di acne.

Tutte  queste soluzioni,  valide, ma non miracolose, non comportano rischi in mani esperte, ed hanno una convalescenza breve.

Se le cicatrici infine appaiono discromiche, cioè di colore differente rispetto alla cute circostante, un tatuaggio estetico o micropigmentazione, effettuato in un ambiente idoneo e  da  un tecnico esperto, può notevolmente migliorare il loro aspetto.

Il futuro nel trattamento di questi quadri clinici sarà sicuramente l’uso delle cellule staminali, come le cellule mesenchimali immature presenti nel tessuto adiposo, che sembra abbiano potere di immunomodulazione.