Da pochissimi mesi e’ arrivata in Italia una tecnica innovativa e rivoluzionaria, denominata FUE (Fullicular Unit Extraction), che  prevede l’espianto e l’insediamento di singole micro zolle cutanee con una singola unita’ follicolare (un solo capello) per mezzo di un micro-bisturi circolare.

Sono 30 milioni i calvi in Europa, di cui ben 8 milioni solo in Italia. Sono soprattutto giovani dai 20 ai 40 anni, studenti o professionisti.

La calvizie comune o alopecia androgenetica è considerata una condizione cronica, geneticamente determinata, caratterizzata da una progressiva involuzione dei follicoli piliferi ad opera degli ormoni androgeni, con miniaturizzazione e scomparsa dei capelli che ne derivano e si è visto che colpisce in minor misura anche le donne. Una perdita fisiologica fino ad un massimo di cento capelli al giorno è considerata normale.

Nella calvizie androgenetica i primi capelli a cadere sono quelli davanti e al centro del capo: il diradamento, la stempiatura, la chierica e infine la piazza. Però quelli di tutta la zona posteriore resistono molto meglio e spesso restano folti.

Il follicolo pilifero è sotto controllo ormonale: l’azione degli androgeni (gonadici o surrenalici) è amplificata da un enzima, la 5-a-reduttasi che determina la trasformazione del testosterone in diidrotestosterone.

L’azione di questo ormone, interagendo con i recettori specifici presenti nei bulbi piliferi di determinate zone ( regione frontale, coronale e vertice) genera nei soggetti geneticamente predisposti, la miniaturizzazione progressiva e la caduta prematura dei capelli.

Esistono vari tipi di approccio al problema della calvizie, quello chirurgico è sicuramente, con la giusta indicazione il più efficace per risolvere il problema.

La terapia medica, infatti, funziona limitatamente al periodo di assunzione del farmaco, e i benefici che determina vanno persi non appena si sospende.

Il trattamento chirurgico mediante l’autotrapianto di capelli viene effettuato con successo in molti casi di alopecia androgenetica e cicatriziale.

Si basa sul concetto che i bulbi della regione laterale e posteriore della testa non presentano recettori ormonali, per cui una volta trapiantati nelle regioni glabre producono capelli che, essendo insensibili agli ormoni cresceranno senza problemi.

Lo scopo è quello di ridurre le zone glabre e di tentare di ottenere una ridistribuzione esteticamente più valida dei capelli restanti.

Con l’intervento di autotrapianto si possono spostare dai 500 ai 4mila follicoli, anche se di media se ne trapiantano circa 1500.

Attraverso il micro-punch, uno strumento con una microlama circolare del diametro di circa 0.8 millimetri, si estrae dalla nuca un’unità follicolare per volta fino a ottenere la quantità necessaria per il trapianto.

In alternativa il prelievo delle unità follicolare può essere eseguito asportando una striscia di cute comprendente i follicoli che viene poi preparata, per estrarre le unità follicolari necessarie.

A questo punto ogni unità follicolare è pronta per essere trapiantata nel sito ricevente. Grande attenzione del chirurgo nella manipolazione sia per garantire l’attecchimento, che per conferire un aspetto naturale, soprattutto a livello della regione frontale all’ attaccatura.

Appena trapiantato il bulbo pilifero resta in sede per adesione, mentre nelle ore e nei giorni successivi si integrerà pian piano nella pelle.

Nel giro di due-tre mesi i capelli cominciano a ricrescere, con un ritmo di circa 1 cm al mese.

Il cuoio capelluto di un paziente appena operato appare come punteggiato: sono le estremità dei capelli e alcune minuscole crosticine nei punti di inserimento, che poi cadono nel giro di alcuni giorni.

E’ possibile associare alla chirurgia una terapia medica di supporto con l’intento di arrestare o quantomeno limitare la caduta dei capelli non trapiantati.

L’intervento non richiede degenza e il paziente dopo qualche giorno può riprendere la vita sociale, magari proteggendo la testa con un cappellino od una bandana.

Le controindicazioni relative sono l’età avanzata o troppo giovanile, il diabete, patologie sistemiche, cardiologiche o locali del cuoio capelluto.

I capelli trapiantati non cadono più, ma possono essere necessari ulteriori interventi di infoltimento in seguito alla caduta dei capelli non trapiantati.