Questa è la posizione ufficiale dei chirurghi dell’Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica:

  • Le protesi PIP sono protesi che fino al 2010 sono state commercializzate in tutta Europa, fornite di marchio CE e regolare autorizzazione da parte delle autorità sanitarie dei differenti paesi in qualità di dispositivi medici impiantabili: il problema reale è che è questa vicenda pone in evidenza il fatto che le procedure autorizzative ed i controlli, per i dispositivi medici, non sono affatto sufficienti a garantire nessun prodotto in commercio.
  • Falso chiamare le PIP “Protesi Low Cost”: in Francia, per legge (legge di KOUCHNER), i dispositivi protesici mammari impiantabili devono avere tutti lo stesso prezzo. In Italia le protesi PIP avevano il prezzo di listino di 740,00€ (fonte GF Elettromedics, ex distributrice per l’Italia delle PIP), lo stesso prezzo medio, se non più alto, delle CUI Allergan, delle Perthese Mentor, delle Eurosilicone, delle Sebbin, delle Laboratoire Arion, ecc.
  • Il medico è vittima della frode organizzata dalla PIP come e con il paziente.
  • In Gran Bretagna il responsabile del settore medico, Sally Davies, ha dichiarato che il governo non consiglierà la rimozione delle protesi Pip alle 42 mila donne che le hanno impiantate in Inghilterra. “Rispettiamo la decisione del governo francese, ma nessun altro paese ha fatto questo passo perché attualmente non ci sono prove a supportarlo”, ha detto Davies, mentre il ministro della Sanità, Andrew lansley, ha detto alla Bbc che “non ci sono prove di tossicità e non abbiamo prove di sostanziali differenze in termini di rotture di questi impianti rispetto agli altri.

Secondo il Codacons sarebbero «decine di migliaia le donne che in Italia sono state sottoposte ad impianto di protesi prodotte dall’azienda francese Pip» a fare questa affermazione è stato il Codacons, che ha contestato il dato ufficiale finora fornito, secondo il quale sarebbero solo 4.300 le pazienti coinvolte. «Basti pensare» ha spiegato l’Associazione in difesa dei consumatori in una nota «che in base a indiscrezioni da noi raccolte, fino al 2007 l’ Istituto tumori di Milano avrebbe utilizzato unicamente tali protesi per le operazioni al seno». ESPOSTO A 104 PROCURE.L’Associazione ha annunciato quindi una ‘class action’ alla quale possono partecipare tutte le pazienti che hanno subito un impianto di protesi Pip, mentre il 27 dicembre è previsto che presenti un esposto a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia «in cui» ha anticipato l’Associazione «si chiede di procedere per i reati di lesioni gravissime, frode in commercio e produzione e vendita di prodotti pericolosi, nonché di accertare le responsabilità di chi, come il ministero della Salute e le altre autorità sanitarie del nostro Paese, aveva il compito di vigilare e di evitare un simile scandalo». RISARCIMENTO PER LE PAZIENTI. Per quanto riguarda in particolare l’azione collettiva rivolta a tutte le pazienti che hanno subito un impianto di protesi Pip, il Codacons ha spiegato che è «finalizzata a far ottenere alle stesse il risarcimento dei danni subiti, pari a cinquemila euro ciascuna, anche solo per i rischi alla salute corsi relativamente alla pericolosità dei prodotti in questione». Nelle prossime ore, ha riferito infine l’Associazione, sul sito www.codancons.it  è previsto venga pubblicato un modulo attraverso il quale, nel più totale anonimato, le donne coinvolte nella vicenda possono aderire alla class action.

Cerchiamo tutti di evitare che al danno si sostituisca la beffa, perché sono centinaia le segnalazioni che arrivano dai colleghi di pazienti in preda al panico, e ci corre l’obbligo di gestire questa vicenda con calma e professionalità.