Il melanoma è la più mortale forma di cancro della pelle e il secondo tumore più comune nei giovani tra i quindici e i ventinove anni. E l’utilizzo di un lettino abbronzante prima dei trenta aumenta il rischio di contrarre il cancro della pelle addirittura del 75%.

La Melanoma Foundation del New England ha perciò lanciato, già da tre anni, un’iniziativa all’interno delle scuole superiori e dei college, perché i giovani siano informati dei rischi cui vanno incontro e si impegnino concretamente per arginarli: un vero e proprio impegno scritto, da firmare in calce, che recita in parte: ‘Mi rendo conto che per abbronzarmi aumento notevolmente le mie possibilità di contrarre il melanoma, che può essere letale se non preso in tempo. […] ho compreso i pericoli derivati dai lettini abbronzanti e dallo sdraiarsi al sole‘.

I tumori maligni della pelle sono in assoluto le neoplasie più frequenti nell’uomo. L’incidenza di questi tumori è notevolmente aumentata negli ultimi decenni. In Italia si registrano ormai più di 6000 nuovi casi l’anno di melanoma cutaneo.

La diagnosi precoce si è rivelata l’arma più potente per combattere questa neoplasia, che è l’unica ad essere visibile già durante le prime fasi evolutive, e la sua tempestiva asportazione chirurgica ne consente la completa guarigione.

Le norme per l’esposizione solare e la prevenzione secondaria, con il controllo dei pazienti in ambulatori specializzati, rappresentano i capisaldi della prevenzione del melanoma.

Il melanoma si presenta come una macchia, generalmente, di colore marrone scuro-nero, bordi irregolari e forma asimmetrica. Può insorgere su pelle sana o si può sviluppare da un preesistente nevo. I nevi possono essere presenti già alla nascita o formarsi successivamente nel corso della vita. E’ del tutto normale osservare la comparsa di nuovi nevi nei bambini e nei giovani adulti fino ai 40 anni d’età circa.

Se il melanoma viene diagnosticato in fase precoce, la guarigione è possibile mediante la sola asportazione chirurgica. Al contrario, un ritardo nella diagnosi può permettere la disseminazione del tumore ad altri organi, rendendo la prognosi sfavorevole. Pertanto, la prevenzione resta oggi l’arma più efficace per fronteggiarlo.

Alcuni nevi mostrano una probabilità alta di trasformarsi nel tempo in melanoma e vengono definiti “nevi displastici o atipici”.

Sono state individuati alcuni fattori di rischio, quali il fototipo (cute chiara, capelli rossi o biondi, occhi chiari), pazienti con numero di nevi superiore a 10, pazienti con storie di ustioni solari e presenza di lentiggini.

Nella diagnosi precoce fondamentali risultano essere due momenti, il primo è l’autoesame dei nevi osservando le regole dell’ABCDE ( A= asimmetria; B= irregolarità dei bordi; C= variazioni del colore; D= dimensioni> 6mm; E= evoluzione); il secondo è il controllo periodico dei nevi (almeno una volta l’anno) presso un ambulatorio specializzato provvisto di MICROSCOPIO AD EPILUMINESCENZA computerizzato. Questa tecnica non invasiva consente l’analisi e la memorizzazione delle lesioni a rischio e il successivo follow-up. Nei casi sospetti la biopsia e l’esame istologico permettono di fare diagnosi definitiva. Nel melanoma la diagnosi precoce si associa ad una sopravvivenza vicina al 100%.

Altri tumori possono insorgere sulla pelle, in particolare il basalioma (con un’incidenza 10 volte superiore a quella del melanoma) e il carcinoma spinocellulare. Queste due neoplasie cutanee insorgono spesso da una lesione cutanea benigna chiamata cheratosi attinica.

Anche per questi tumori assume grande rilevanza la diagnosi precoce. L’unica terapia delle neoplasie cutanee è l’asportazione chirurgica, mentre per le lesioni precancerose (cheratosi attiniche ) si è fatta strada recentemente la terapia fotodinamica (moderna metodica non invasiva che consiste nella somministrazione per via topica di una sostanza che, attivata da una luce LED, porta alla distruzione selettiva delle cellule malate).

Il dermatologo, grazie al dermatoscopio, è in grado di valutare i nevi o altre lesioni cutanee e di decidere il trattamento più adatto.

Le lesioni sospette vengono asportate chirurgicamente in anestesia locale dal chirurgo plastico e in caso di conferma diagnostica che deponga per una lesione maligna, lo specialista oncologo procede con l’iter secondo quanto indicato dalle linee guida internazionali che prevedono approcci innovativi per quanto riguarda la terapia medica oncologica. Oggi come ieri l’oncologia medica ha come fine quello di assicurare al paziente le migliori cure possibili, utilizzando le più aggiornate procedure terapeutiche e diagnostiche attualmente disponibili.

Per migliorare la qualità del servizio offerto ai pazienti affetti da neoplasie cutanee e a tutti coloro che vogliano rientrare in un programma di screening dermatologico, presso la Casa di Cura Marco Polo dell’Unione Sanitaria Internazionale a Roma, è nato l’ambulatorio di dermatologia oncologica, centro per la diagnosi e cura dei tumori cutanei. Tale centro si avvale della collaborazione di più figure di specialisti, dermatologo, chirurgo plastico ed oncologo, che intervengono nella gestione dei diversi momenti della patologia, lavorando in equipe.  Rappresenta a Roma il primo centro di questo tipo al quale il paziente possa afferire ed essere seguito nelle varie fasi della malattia. Il centro si avvale di moderne strumentazioni quali l’epiluminescenza digitale, apparecchiature laser e terapia fotodinamica. Questa metodologia di lavoro caratterizzata dalla multidisciplinarietà consente non solo la migliore gestione del paziente ma anche di definire le strategie terapeutiche più accurate per i pazienti ad alto rischio. Il centro si occuperà anche della prevenzione primaria con campagne di sensibilizzazione sulla popolazione, presupposto essenziale per migliorare la precocità della diagnosi e la tempestività dell’intervento.