1Chi decide di consultare il chirurgo estetico per ritoccare la propria immagine fisica, parti specifiche del proprio corpo che non piacciono o si fatica ad accettare, ricerca un cambiamento di sé che può sembrare apparentemente solo fisico. Ma cosa c’è dietro la richiesta di un intervento estetico?

Bisogna cogliere la semplice verità che tra corpo e mente c’è uno stretto collegamento: come è vero che la disarmonia tra la forma idealizzata del corpo e quella reale può essere un nucleo di disagio importante e significativo su cui può essere prezioso intervenire chirurgicamente per recuperare serenità o rafforzare la stima di sé, è altrettanto vero che non si tratta solo ed esclusivamente di un intervento

dott todaroestetico ma di un’operazione che chiama in causa aspetti più intimi del proprio essere a cui ci si può dedicare dandosi la possibilità di uno spazio in cui potersi fermare e stare con sé in un modo differente da altre situazioni di vita, prendendosi cura in parallelo di corpo e mente, attuando un cambiamento orientato ad una nuova maniera di vivere e di stare al mondo con se stessi e con gli altri.

Con lo psicoterapeuta si può prima di tutto esplorare il senso del proprio desiderio di cambiare fisicamente, le proprie motivazioni alla base della richiesta dell’intervento estetico e si può verificare se le proprie aspettative sono realistiche o meno. C’è chi insoddisfatto della propria vita e delle proprie relazioni sociali vede nella chirurgia estetica l’arma vincente per essere finalmente soddisfatti: le aspettative di guarigione dell’anima e di garanzia di successo possono essere rischiose nel momento in cui si investe sull’esterno qualcosa che invece dipende da se stessi in quanto responsabili del proprio sentire e pensare. Risulta rischioso essere motivati ad intervenire chirurgicamente per ottenere consensi e approvazioni dagli altri: questo può portare grandi delusioni in quanto non è detto che le altre persone rispondano in modo positivo al cambiamento realizzato con la chirurgia, che deve essere in ogni caso un cambiamento prima di tutto per se stessi. Viviamo con l’imperante messaggio del “bello e vincente” che si esprime ad esempio attraverso i modelli estetici femminili che i media diffondono e che appaiono irraggiungibili in modo naturale, o tramite l’uso dei ritocchi fotografici e virtuali del Photoshop: possono rafforzarsi sentimenti di inadeguatezza, bassa autostima e tendenza al perfezionismo a tutti i costi. Chi ha scarsa autostima e accettazione di sé tende a valutare positivamente se stesso sulla base dei commenti positivi degli altri o del raggiungimento di risultati straordinari, non si accetta con i propri limiti e difficoltà ma tende a sfidarsi per ottenere una perfezione ipotetica, nutrendo aspettative elevate nei propri riguardi. Non riuscire a raggiungere la perfezione rafforza lo scarso concetto di sé, con la paura di fallire e l’insoddisfazione costante per i propri risultati. Non è raro che chi richiede interventi di chirurgia estetica presenti questi aspetti. È bene verificare con lo psicoterapeuta che l’aspetto fisico non diventi lo strumento principale o esclusivo per accettare se stessi e sulla base del quale costruire rapporti sociali.

Nel cogliere le reali motivazioni alla base della scelta dell’intervento chirurgico, lo psicoterapeuta esplora anche il vissuto emotivo rispetto all’intervento chirurgico: si affronta il vissuto ansioso lavorando sulle paure che riguardano i mutamenti della nuova immagine corporea in vista di un’accettazione di questi più funzionale al proprio benessere, andando quindi a esaminare l’autopercezione di se stessi.

Il paziente che ricorre alla chirurgia estetica con lo psicoterapeuta può prendersi cura dei suoi vissuti non solo nella fase pre-operatoria ma anche in quella post-operatoria: può occorrere tempo per abituarsi al nuovo aspetto fisico e c’è bisogno di un nuovo adattamento e rielaborazione personale. Con la psicoterapia la persona è favorita nel prendere nuova consapevolezza di sé e della sua immagine.

Una valutazione psicologica preventiva all’intervento è molto utile non solo per chiarificare la reale motivazione alla base della richiesta chirurgica ma anche per evitare di intervenire chirurgicamente su pazienti che presentano disturbi psichiatrici, i quali non potrebbero trarre vantaggi dalla chirurgia, a prescindere dal buon lavoro effettuato. Un’attenzione clinica particolare va ai casi di dismorfismo corporeo, ugualmente comuni nelle donne e negli uomini, che possono essere sotto-diagnosticati negli ambienti in cui si praticano interventi estetici. Questo disturbo comporta l’eccessiva preoccupazione per un difetto nell’aspetto fisico: può trattarsi di un difetto immaginario oppure di una piccola anomalia fisica di cui ci si preoccupa in modo estremamente eccessivo, con un disagio significativo o menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o in altre aree importanti. Le lamentele riguardano frequentemente difetti lievi o immaginari della testa o della faccia e possono riguardare in modo simultaneo differenti parti del corpo.

È positivo dunque che il paziente che si approccia alla chirurgia estetica sia aperto alla psicoterapia e che ne colga l’utilità come strumento di protezione e cura da utilizzare per far leva sulle proprie risorse e potenzialità sulla base di una consapevolezza adulta.

Dott.ssa Angela Todaro

Psicologa Psicoterapeuta Analista Transazionale

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