Dr. Mezzana: “Accelera il processo di guarigione riducendo il rischio di infezioni nel 78% dei casi. In Africa le nanofibrille di chitina ci hanno permesso di garantire un miglior decorso post-operatorio, con meno contaminazioni batteriche e una migliore cicatrizzazione delle ferite”

togobody1Dai crostacei arriva un rimedio naturale ed ecosostenibile per la cicatrizzazione delle ferite riducendo il tasso di formazione di cheloidi e cicatrici ipertrofiche (crescita anormale di tessuto fibrotico di aspetto cicatriziale) e riducendo il rischio di infezioni. Si tratta delle nanofibrille di chitina (CN), un derivato poliglucosidico naturale d’origine zuccherina ricavato dai residui della lavorazione dei crostacei. Presentano una struttura molecolare simile all’acido ialuronico, di grandezza pari a circa 240-300nm. Intrappolato nelle maglie di un altro zucchero, il chitosano, forma un sottile film protettivo capace di indurre emostasi, bloccare la proliferarazione dei microrganismi patogeni e favorire una rapida cicatrizzazione della cute. Inoltre legato all’acido ialuronico è in grado di formare nanoparticelle che possono legare diversi ingredienti attivi come la melatonina, la vitamina E e il betaglucano (MEB), reidratando rapidamente la pelle e elasticizzandola. Queste nanoparticelle trovano applicazione anche nella cosmesi funzionale, per rendere la pelle più elastica e compatta, conferendo un aspetto più giovane.

Per verificare l’effettiva efficacia di questa componente, il dottor Paolo Mezzana, specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica Responsabile Servizio di Dermatologia Oncologica USI Casa di Cura Marco Polo Roma, ha effettuato un test su 48 pazienti, 20 maschi e 28 femmine, con età media di 50 anni, suddivisi in 3 gruppi, per verificare come le nanofibrille di chitina influissero sul processo di cicatrizzazione. Le valutazioni sono state effettuate in tutti i gruppi tramite l’annotazione delle caratteristiche della ferita e la misurazione su carta millimetrata semitrasparente dell’area di ferita residua. Dopo 3 mesi il 78% dei pazienti trattati con nanofibrille di chitina presentava una percentuale della cicatrizzazione della ferita molto più alta rispetto a quella trattata in modo tradizionale, soprattutto per quel che concerne l’ipertrofia, l’eritema o l’atrofia.

“Per la sua attività protettiva e favorente la cicatrizzazione, il gel con nanofibrille di chitina è utile per il trattamento di ferite sia superficiali che profonde, tagli, abrasioni, piaghe da decubito, ferite post-interventi chirurgici, in quanto favorisce la rimarginazione di ferite suturate e non, ed è utile in tutti i casi di ritardata o difficile cicatrizzazione. – Ha dichiarato il dottor Mezzana. – Inoltre, il film naturale che il gel con nanofibrille di chitina forma sulla pelle è ben tollerato anche da soggetti predisposti a reazioni allergiche ed è privo di effetti collaterali. Avevo già avuto modo di sperimentare le potenzialità di questo prodotto naturale durante una missione in Togo presso l’Ospedale Ospedale Saint Jean de Dieu ad Afagnan, grazie ad una collaborazione con la MAVI Sud s.r.l., un’azienda storica di Aprilia, tra i leader in Italia nella ricerca cosmetologica, ed in particolare grazie al Prof. Pierfrancesco Morganti uno dei ricercatori che ha brevettato questa tecnologia.  In Africa le condizioni ambientali sono veramente difficili, e le ferite chirurgiche sono continuamente a rischio di contaminazione batterica. Il gel a base di nanofibrille di chitina si è dimostrato di grande ausilio nel periodo post-operatorio per la rapida cicatrizzazione e la protezione dai contaminanti ambientali, anche in situazioni così estreme. Le nanotecnologie messe in atto nella produzione di questo prodotto permettono di creare un film protettivo e traspirante che guida le cellule durante il processo di guarigione, migliorando anche le caratteristiche del tessuto cicatriziale. In Africa abbiamo dimostrato come questa tecnologia tutta italiana, apra la strada ad un nuovo modo di trattare le ferite chirurgiche rispettando i tessuti, riducendo i costi, specialmente quelli legati alla gestione delle complicanze e migliorando gli esiti a livello cutaneo”.