L’utilizzo dei filler nel corso degli anni ha dimostrato come questi materiali si rendono estremamente utili nella correzione di numerosi difetti di natura estetica, con una spesa sociale ridotta ai minimi termini. Tuttavia nel tentativo di ricercare materiali il più possibile duraturi nel tempo ci si ritrova purtroppo ormai, sempre più spesso, di fronte a reazioni e complicanze che possono presentarsi anche a distanza di molti anni rispetto al momento in cui il filler è stato iniettato.

In letteratura internazionale si è notato come alcune sostanze iniettate, inizialmente proposte come altamente tollerabili e biocompatibili, hanno generato reazioni infiammatorie croniche da corpo estraneo che si sono rese particolarmente difficili da trattare soprattutto, in relazione al fatto che molto spesso i pazienti a distanza di tempo non fossero in grado di ricordare con esattezza la natura della sostanza iniettata.

Queste problematiche, estremamente attuali, pongono non pochi dubbi sull’utilizzo di numerosi filler che, negli anni il mercato ha reso disponibili e sui potenziali effetti dannosi che queste possono generare anche a distanza di molti anni. E’ il caso del silicone liquido, molto impiegato negli anni ’80 per il basso costo e la presunta biocompatibilità, il cui utilizzo è stato vietato per fini estetici già all’inizio degli anni ’90 per le gravi reazioni di intolleranza accompagnate a quadri clinici spesso spaventosi, che già allora giungevano all’osservazione dei medici di tutto il mondo.

Alcuni studi hanno dimostrato come reazioni avverse a questo prodotto si sono verificate fino a 30 anni dopo l’iniezione, e questo pone non poche turbative per i pazienti e anche per gli operatori del settore. Se la gravità dei siliconomi è legata al fatto che questi, sostanzialmente, sono in grado di migrare nei tessuti e rendere quindi la loro rimozione completa  risulta estremamente difficile, altrettanto attuale è il problema dei granulomi da corpo estraneo generati principalmente dall’iniezione di sostanza sintetiche o parzialmente sintetiche.

Il numero di casi sempre crescente ha colto impreparati, sia le case farmaceutiche che gli operatori, anche e soprattutto per gli aspetti medico legali correlati agli effetti dannosi di alcuni prodotti in taluni casi particolarmente destruenti.

Sempre a proposito dei cosiddetti semisintetici appare decisamente un paradosso come alcune sostanze in essi contenute non possano essere impiegate ed integrate in prodotti cosmetici(creme, profumi) ma se ne faccia un utilizzo smodato e non forse ancora bene regolamentato come fillers per uso estetico.

Alla luce di quanto detto è importante sottolineare la necessità di uno studio da parte delle case produttrici più dettagliato accompagnato  da follow-up necessariamente più lunghi e convincenti.

Allo stesso tempo i medici operatori debbono cercare di affidarsi a molecole con alta tollerabilità e fornire al paziente un consenso informato chiaro e una scheda del filler completa  in modo tale da poter risalire anche a distanza di anni alla esatta natura del prodotto.

Purtroppo in ambito di responsabilità professionale in sede civile e penale i casi di danno biologico da reazioni avverse da materiale iniettato sono sempre più numerosi, hanno un andamento crescente e le sentenze di cassazione in merito si sono rilevate particolarmente dure con gli operatori, mentre le case farmaceutiche sono rimaste nella grande maggioranza dei casi impunite.

Il consiglio del Dr.BoDY a questo punto è: non fatevi iniettare prodotti sintetici se non in casi di chirurgia ricostruttiva meticolosamente selezionati, privilegiate le infiltrazioni di acido ialuronico reticolato, ricordando che l’uso di un prodotto riempitivo riassorbibile permette di adattare la correzione volumetrica nel tempo. In ultimo, ma è un aspetto importantissimo, fatevi consegnare dal medico l’etichetta con il nome del prodotto, il numero di lotto e la data di scadenza.