Un paziente ricoverato nell’ospedale di Kunming , nella Cina sud-occidentale, accusa i medici di avergli tatuato il fondoschiena durante l’operazione, con due ideogrammi che significano “Calcoli renali”. I tatuaggi venivano anticamente usati in Cina per umiliare i criminali, anche se venivano posti molto più in vista: come minimo sul braccio, ma talvolta anche in faccia o in fronte.
L’uomo, Sheng Xianhui, rifiuta di lasciare l’ospedale, finché non saranno individuati i colpevoli, perché teme che se esce dall’ospedale gli verrà contestato di essersi fatto da solo il tatuaggio. L’uomo non si era accorto subito del “regalo”: aveva un fastidio alla natica ma credeva fosse un normale dolore del decorso-post operatorio. Poi però la moglie ha visto la scritta.
Dall’ospedale negano con fermezza che qualcuno abbia tatuato la scritta sul corpo dell’uomo, e spiegano che a loro parere il “tatuaggio” è frutto di una forma di allergia dell’uomo alle lenzuola dell’ospedale, sulle quali effettivamente la scritta era presente (per indirizzare poi la biancheria verso la corretta forma di disinfezione).

Da una recente indagine è emerso che non è poi così raro pentirsi di aver fatto un tatuaggio. A pentirsi sarebbero soprattutto le donne: una su tre, infatti, ricorre al chirurgo estetico per rimuovere il tatoo. Molto spesso infatti capita di farsi fare un tatuaggio in un momento di euforia, sotto la spinta di un’emozione, o di un’amicizia, oppure in vacanza. Eppure, il 32% di questi tatuaggi, seppur fatti con entusiasmo, sono destinati ad essere cancellati dal laser. Ma attenti la tecnologia laser efficace è una sola ed è rappresentata dalla famiglia dei laser Q-switched.

I primi tentativi di rimozione dei tatuaggi risalgono all’antico Egitto, come si evince dalle mummie che presentavano segni di parziale rimozione dei tatuaggi. Molte metodiche sono state utilizzate da quel momento in poi nel tentativo di eliminare questi segni, come la dermoabrasione, l’escissione chirurgica seriata etc., la salabrasione, la criochirurgia tuttavia queste metodiche lasciavano cicatrici o alterazioni della pigmentazione cutanea delle aree trattate. L’avvento dei laser Q-switched che utilizzano impulsi ultraveloci, dell’ordine dei nanosecondi (cioè milionesimi di secondo), e le alte energie, ha permesso di trattare i tatuaggi indesiderati in modo sicuro ed efficace. Purtroppo, per il grande numero di pigmenti utilizzati, e per la diversa profondità a cui vengono depositati nella pelle, la risposta al trattamento laser è tutt’altro che uniforme. Per stabilire il miglior laser Q-switched da utilizzare è dunque fondamentale un’attenta analisi del tatuaggio presente e delle sue caratteristiche cromatiche. I laser Q-switched presenti sul mercato per il trattamento dei tatuaggi cutanei, sono fondamentalmente di 4 tipi: Q-switched Nd:YAG doubled (532nm), QS rubino (694nm), QS alessandrite 755nm, QS Nd:YAG (1064nm).

Per trattare tatuaggi con l’inchiostro nero i laser migliori sono il QS alessandrite e il     QS Nd:YAG, con una leggera preferenza per quest’ultimo per le sue maggiori capacità di penetrazione nella cute.

Per trattare i tatuaggi rossi il laser migliore è il “frequency doubled Nd:YAG” con una scarsa risposta del pigmento alle altre lunghezze d’onda. Con i tatuaggi multicolore e le aree tatuate in tempi successivi con sovrapposizione del pigmento le difficoltà vanno aumentando.

Nella valutazione del tatuaggio presente si devono considerare i seguenti parametri:

Il tipo di tatuaggio: i tatuaggi professionali sono normalmente più difficili da rimuovere per la maggiore profondità del pigmento e la sua elevata densità nella pelle; i tatuaggi multicolori spesso presentano una rimozione incompleta.

Sono da escludere i rarissimi tatuaggi che contengono pigmento bianco o marrone: questi colori, talvolta utilizzati per effettuare il trucco permanente, contengono ferro o ossido di titanio, che possono scurirsi con l’irraggiamento ai laser Q-switched.

Da quanto tempo è stato effettuato: i tatuaggi più vecchi sono più facili da eliminare rispetto a quelli recenti, perché il corpo ha già eliminato in parte il pigmento indesiderato.

Se il paziente ha mai avuto una reazione allergica al pigmento del tatuaggio: i pazienti che hanno sviluppato precedentemente una reazione allergica al pigmento, possono manifestare una riacutizzazione della stessa indotta dal laser.

Se il paziente ha effettuato altri trattamenti per rimuovere il tatuaggio: trattamenti precedenti possono aver prodotto una cicatrice sottocutanea e cutanea  che può limitare la capacità del laser nel rimuovere il pigmento.

Il tipo cutaneo del paziente: i pazienti di carnagione scura possono dare problemi maggiori, perché i laser per la rimozione dei tatuaggi sono affini anche alla melanina della cute con la possibilità che si sviluppino anche delle aree di ipopigmentazione transitorie.

Il trattamento non è particolarmente doloroso e può essere effettuato senza anestesia locale. Utilizzando un Nd:YAG Q-switched la fluenza deve essere intorno ai 10J/cm2 ,con un Nd:YAG doubled la fluenza deve essere intorno ai 5J/cm2. Durante il trattamento si nota uno sbiancamento immediato dell’area trattata, dovuto al distacco dello strato superficiale della pelle, ed un sanguinamento puntiforme, attraverso i piccoli fori cutanei aperti dal passaggio dei gas prodotti dall’esplosione del pigmento. Subito dopo il trattamento, si nota un gonfiore cutaneo, che può essere importante specialmente sugli arti, che si risolve in poche ore. Viene applicata una pomata antibiotico-cortisonica e l’area può essere lavata dal giorno successivo con un sapone neutro.

Sono necessarie dalle cinque alle dieci sedute di laser per la rimozione dei tatuaggi, a seconda della reattività del pigmento allo stimolo applicato, della capacità della cute nel riassorbirlo, e nella densità del colore a livello dermo-epidermico.

I laser Q-switched sono l’unico trattamento per la rimozione sicura ed efficace dei tatuaggi oggi disponibile.